Intervista a Leonardo Colucci

Da Siracusa alla serie A, con l'azzurro nel cuore
Fabrizio Syd Santuccio

Facciamo ancora fatica a trovare foto sue in azzurro. Le immagini che lo riguardano sono impresse nella memoria dei tifosi che affollavano il De Simone in quei 15 mesi, perché Leonardo Colucci non ha mai voluto essere al centro dell'attenzione. Foto sue se ne trovano davvero poche.

Lo ritroviamo dopo oltre 25 anni, emozionato alla nostra richiesta di parlare un po', e ci sorprende ricordando benissimo vari luoghi della nostra città. Dal Siracusa andò in serie A, una carriera brillante, e tutti i tifosi delle città in cui ha giocato lo ricordano con immenso affetto.

Buonasera Leonardo, sono Fabrizio di SiraPedia.it, mi ha molto emozionato poterti parlare e anche la confidenza che c’è stata fin da subito. Mi ha lasciato senza parole il fatto che a distanza di oltre 25 anni dall’addio alla città di Siracusa, la ricordassi così bene e ti dimostrassi ancora così affezionato. Ti volevo chiedere di parlarne.

Ho dei bellissimi ricordi della città, dei tifosi e della squadra. Per me era il primo anno nei professionisti ed era anche la prima volta che mi allontanavo dalla mia città natale, dagli affetti e dai miei amici di infanzia, quindi ho solo ricordi positivi. Tifoseria calda, vicina alla squadra (in ogni allenamento c’erano sempre tanti tifosi a seguirci). Città stupenda, bellissima, anche se l’ho vissuta fin troppo poco. Quindi, in generale, ho dei ricordi belli e profondi.

Prima di arrivare a Siracusa avevi giocato a Cerignola, Siracusa è stata la tua rampa di lancio prima verso la serie B e poi in pianta stabile in serie A con squadre blasonate come Bologna, Verona, Lazio, per poi tornare in B e infine in C1. Quanto è stato importante per te andare a Siracusa e quanto ti è dispiaciuto andare via?

Arrivo a Siracusa dopo quattro anni nei dilettanti, nella squadra della mia città. Sono grato alla città ed ai siracusani, anche perché Siracusa è stato il mio trampolino di lancio verso palcoscenici importanti, come la Serie A e per questo sono molto legato alla città e ai suoi tifosi. Quindi come potrei dimenticare i colori azzurri? Ogni qualvolta posso, torno giù, anche se mi viene piuttosto difficile abitando a Bologna. In quell’anno e tre mesi la società navigava in cattive acque, quindi all’epoca è stato fatto un sacrificio per monetizzare e portare a termine il campionato.

Nella stagione 1993-94, in cui hai esordito, gli azzurri riuscirono a salvarsi solo alla fine, con dei complicatissimi play out con il Nola, la sconfitta all’andata e la grandissima vittoria al ritorno. L’anno dopo il Siracusa iniziò molto meglio, quella squadra era diversa, e non si parla solo degli uomini, che in gran parte erano gli stessi dell’anno prima, cosa era cambiato?

Intanto ricordo benissimo lo spareggio contro il Nola: all’andata perdemmo 2-1 dopo essere passati in vantaggio, mentre al ritorno, grazie al gol di Carlo Tebi, ci salvammo. Il primo anno fu un po’ burrascoso; l’esonero di Paolo Lombardo, colui che mi aveva voluto nel Siracusa, mi era pesato, anche se con Giuliano Sonzogni mi sono trovato benissimo. Lombardo e Sonzogni, due allenatori che mi avevano dato tantissimo. L’anno dopo esordivamo con l’Akragas con un mio gol (esordio migliore non poteva capitare), in un gruppo che aveva la consapevolezza di poter fare meglio rispetto all’annata precedente. Infatti la squadra era arrivata a un passo dalla B ed io, pur essendo passato alla Lazio dopo dieci partite, continuavo a fare il tifo per i miei ex compagni. Poi da lì, purtroppo, sappiamo tutti come è andata a finire.

A Siracusa sei stato allenato da Paolo Lombardo e Giuliano Sonzogni, tutt’ora ricordati come maestri indiscussi del calcio siracusano, c’è qualche aneddoto che vorresti raccontarci su di loro?

Ho dei bei ricordi, sia di Paolo Lombardo che di Giuliano Sonzogni. In certi versi entrambi allenatori “da campo”, da filosofia calcistica di possesso. Lombardo più tranquillo, taciturno, anche se si faceva rispettare con poche parole. Mister Sonzogni, allenatore che meritava palcoscenici maggiori rispetto alla Serie C o alla Serie B. Qualche aneddoto? Beh, Paolo Lombardo, dopo quattro giorni di ritiro a Buccheri, se non erro, mi disse “ma chi ti ha insegnato a stare in campo a livello tattico?”. Detto da un allenatore del suo calibro mi fece un grandissimo piacere, visto che arrivavo dai dilettanti. Per quanto riguarda Giuliano Sonzogni, si arrabbiava quando davanti al portiere scherzavo, facendo qualche finta di troppo. Lì il mister si arrabbiava, usando persino frasi poco felici (ride ndr); ma capivo che aveva ragione. Perciò sono grato a entrambi nel mio percorso da calciatore, ma soprattutto da uomo.

Quando sei stato ceduto nel 1994, la situazione economica del Siracusa non è cambiata e al termine della stagione, la società è fallita di nuovo, come 60 anni prima. Però quella squadra per 60 anni aveva sempre lottato e ce l’aveva fatta. Dal 1995 sono passati 25 anni e il Siracusa non è più riuscito ad avere quello spirito combattivo, quella continuità che fin lì c’era stata, fallendo di nuovo nel 2012 e nel 2019. Secondo te cosa manca adesso per tornare ad essere una grande del Sud, come è sempre stato?

Il fallimento è stato un brutto colpo, un aspetto molto negativo per la città e per lo sport siracusano in generale. Non riesco a spiegarmi come mai Siracusa riesca a salvarsi sul campo, per poi retrocedere per fallimenti, per debiti o quant’altro. Secondo me manca quell’imprenditore (o quegli imprenditori) che possano prendere la squadra e mantenerla nel tempo tra i professionisti. È davvero un peccato che a Siracusa, con il seguito di tifo che c’è, il calcio professionistico non riesca a durare più di tre o quattro anni consecutivi e ciò per i tifosi non è affatto bello. Serve un gruppo di imprenditori che abbia a cuore le sorti della squadra e che la porti ai fasti di un tempo; anche perché Siracusa merita di stare nel professionismo e mi dispiace vederla in queste categorie.

Nei tuoi anni a Siracusa ero un bambino, chiedevo a mio padre quali fossero i giocatori più forti e senza neanche pensarci il tuo nome lo pronunciava sempre. A guardare la tua carriera, devo dire che mio padre aveva ragione. È stato bello parlare con te, conoscerti, vedere che sei rimasto il ragazzo umile che eri, preferivi far parlare il campo senza avere puntati addosso i riflettori. Ti abbraccio, ti saluto e ti invito sul nostro sito.

Fabrizio grazie per l’intervista, sono riuscito tramite voi a parlare con i siracusani. Mi auguro di tornare nella vostra città quanto prima. Ti dico un aneddoto: sono ritornato circa tre anni fa, dopo ventidue anni da quando sono andato via da Siracusa. Andare in giro per la città, per Ortigia ed essere ancora riconosciuto, per me è motivo di orgoglio. Pertanto sono onorato di aver, per 49 volte, indossato e sudato la maglia azzurra. Un abbraccio a tutti i siracusani!




Fabrizio Syd Santuccio

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Stagioni: 1993-94 ~ 1994-95 ~ Calciatori: Leonardo Colucci ~ Allenatori: Paolo Lombardo ~ Giuliano Sonzogni ~ Presidenti: Salvatore Montagno Grillo ~ Lina Schifitto ~ Partite: Siracusa - Akragas ~ Nola - Siracusa ~ Siracusa - Nola