Omnia vincit amor

Fino alla fine, l’amore per il Siracusa, i suoi colori ed i suoi simboli
Enzo 79 Di Falco

Esiste un amore che spesso nasce nell’infanzia, fa parte di te da un preciso istante e resta in te per tutta la vita. Sicuramente com’è successo a me, è successo anche a voi: l’amore per il Siracusa calcio.

La prima volta allo stadio è difficile che la dimentichi. Avevo 4 anni. Andai con mio padre e mio nonno. Quello che ricordo è che tutto mi sembrava gigantesco. Con gli occhi di un bambino che scopre un nuovo mondo, mi soffermavo a guardare. Mentre mio nonno comprava i biglietti al botteghino guardavo il portale storico di “Piazza Leone Cuella”. Entrati dentro lo stadio, guardavo con stupore la gradinata dal basso verso l’alto, piena di gente. C’era chi aveva una bandiera azzurra, chi una sciarpa al collo, chi un cappellino di stoffa o fatto di carta per proteggersi dal sole. Guardavo chi nervosissimo estraeva da un cartoccio conico della frutta secca da sgranocchiare ed assorto con lo sguardo assente osservava il campo vuoto. Guardavo il settore alla mia sinistra, quello dietro la porta, a forma di curva, pieno di gente che cantava in coro, il rumore dei tamburi.

Ricordo l’odore del prato appena tagliato, quell’odore che ogni volta che l’ho risentito mi ha portato con la mente al “Nicola De Simone”, pur trovandomi in qualsiasi altra parte del mondo. Ricordo “Azzurro” di Celentano riecheggiare nell’aria. Ricordo d’un tratto l’ovazione del pubblico e le squadre uscire dal sotto passaggio (dove attualmente si trova la “Curva Anna”, i giocatori uscivano dagli spogliatoi mediante un tunnel sotterraneo che oggi è stato chiuso). Ricordo mio padre che mi chiama subito vicino a sé e mi dice: “vedi i giocatori con la maglia bianca? (nella mia prima partita il Siracusa indossava la seconda maglia). Quello è il Siracusa, la nostra squadra!”. Quell’istante è scolpito nella mia mente. Fu una combinazione di emozioni, sentivo la Curva Sud cantare incessantemente, lo scroscio ritmato del battito delle mani, l’odore acre dei fumogeni e i calciatori sotto il nostro settore che effettuavano gli ultimi scatti di riscaldamento. Da quel momento in poi stava per cominciare la mia infinita storia d’amore per questa squadra.

L’amore che si prova è incondizionato, dietro quelle maglie azzurre scorre la nostra vita. Passarono un paio di anni, ormai ne avevo sei ed ogni domenica chiedevo a mio padre se il Siracusa giocasse in casa ed era lui a portarmi il sabato antecedente la gara tra le mura amiche, il mitico giornale da stadio “Alè Leoni”, il solo sfogliarlo fomentava la mia passione sempre più.

L’amore per la propria squadra del cuore, soprattutto per la squadra della tua città stabilisce un intenso legame a vita, a prescindere dai successi raggiunti o dalla categoria dove si gioca.

Questo sentimento nasce, come ho detto, solitamente da piccoli, quando andando allo stadio a guardare i tuoi beniamini, successivamente vuoi emularli nel cortile di casa o al campetto di allenamento della tua squadretta, in te germoglia la grande voglia di provare a diventare un giorno come loro. Ed è così, con queste motivazioni e queste aspettative, che cresci prendendo esempio da qualche giocatore in particolare, che diventa come un idolo. Uno dei miei giocatori preferiti era Mino Bizzarri, fantasista unico nel suo genere, faceva anche tanti gol, come nella stagione 1990/91 in cui ne fece diciassette.

Dal seguire così da vicino una squadra di calcio ho imparato tante cose, come l’importanza del gioco di squadra e la necessità del reciproco sostegno, l’importanza di non mollare mai perché anche il quinto minuto di recupero può essere decisivo. E quante gioie si possono avere da questo sport, gioie immense come vincere un campionato all’ultimo secondo utile della stagione o una partita decisiva per la salvezza, o veder segnare dei gol incredibili da grandi bomber come Ciccio Pannitteri o Giovanni Pisano.

Un vero tifoso non vive solo la domenica la propria squadra, si reca agli allenamenti durante la settimana per cogliere i progressi di ogni singolo giocatore e i frutti del lavoro svolto dal mister di turno che ci guida in quella determinata stagione, come poter mancare ad una “lezione di calcio” di Paolo Lombardo o Gaetano Auteri?

É ovvio che come in ogni cosa, dal calcio non si ricevono solo emozioni positive, anzi se sei innamorato di una squadra come il Siracusa, sono più solite quelle negative, magari anche molto brucianti e difficili da sopportare, come una prestazione negativa o una sconfitta, una retrocessione o addirittura un fallimento societario per ripartire dai bassi fondi del calcio. Ci è successo più volte ma siamo ripartiti a testa alta e sempre con orgoglio. Penso che gli amanti come me, come noi del Siracusa calcio abbiano in sé un qualcosa di perverso o di sadico, perché bisogna essere abbastanza “pazzi” ad amare una squadra che, in definitiva, arriva sempre ad un passo dalla Serie B e ogni volta fallisce economicamente. Manchiamo dalla Serie B ormai da sessantasette lunghi anni ed ogni volta che abbiamo sfiorato il ritorno e poi lo abbiamo mancato, la dolorosa angoscia post campionato è quasi indescrivibile. Nonostante questo, posso affermare che tifare Siracusa è bellissimo, occorre viverle certe sensazioni per rendersi veramente conto di come un semplicissimo rettangolo di gioco con due porte e una palla possano generare emozioni e sensazioni veramente forti da farci sentire euforici.

Nonostante questi alti e bassi, l’azzurro fa parte della mia vita e ne farà parte per sempre. Anche quando credevo che fosse tutto finito, ho cercato sempre uno spunto, un appiglio da cui ricominciare sognare. Chi non sa di cosa sto parlando, tutto ciò lo vede solo come un gioco, ma è evidente che non è così. Nessuno potrà più togliermi la ricchezza che ha potuto darmi il “caliarmi” la scuola per assistere ad un allenamento mattutino guidato da mister Giuliano Sonzogni, la ricchezza di avere avuto come presidente Pippo Imbesi che ha dato tutto se stesso per i nostri colori, la ricchezza che ha potuto darmi una domenica in Curva a cantare a squarciagola, la ricchezza di fare una lunga trasferta in giro per l’Italia, macinando chilometri su chilometri con gli amici di sempre o conoscendone di nuovi. Molti di quelli che non seguono il calcio, si chiedono come sia possibile innamorarsi di uno sport dove assisti a ventidue persone che corrono dietro una palla e come sia possibile spendere così tanti soldi solo per andare allo stadio o per comprare la nuova maglia o la nuova tuta della stagione. Ma nessuno che non abbia mai provato a tifare penso sia in grado di dare giudizi veramente sensati sul calcio, perché solo chi l’ha provato può sapere la contentezza e la gioia che si prova quando la propria squadra vince, per non parlare poi dell’adrenalina e della tensione che si prova prima di assistere a un match fondamentale. Le emozioni che si provano per certe partite rimarranno radicate nella mia mente per sempre, vedi i play-off con l’Avellino, quelli a Pagani o Sapri, Il Siracusa in casa contro il Foggia di Zeman o gli spareggi per la Serie B più recenti con il Lanciano. Non di rado rappresentano addirittura i momenti emotivamente più sentiti di tutta una vita.

In definitiva il Siracusa calcio e i suoi colori sono la mia seconda pelle. Basterà sempre una maglia azzurra col leone cucito sul cuore, per farmi emozionare e per rinnovare giornalmente in me quella scintilla che scattò quando ero bambino.




Enzo 79 Di Falco

Vedi anche
Stagioni: 1990-91 ~ Calciatori: Girolamo Bizzarri ~ Antonio Franco Pannitteri ~ Giovanni Pisano ~ Allenatori: Gaetano Auteri ~ Giuliano Sonzogni ~ Presidenti: Giuseppe Imbesi ~ Partite: Avellino - Siracusa ~ Paganese - Siracusa ~ Sapri - Siracusa ~ Siracusa - Virtus Lanciano