Desideroso di puntare alla vittoria del campionato e forte dell’esperienza della stagione precedente, il presidente Gaetano Cutrufo cercò di organizzare al meglio la stagione, partendo da un mister collaudato come Giuseppe Anastasi, rivoluzionando completamente la rosa.
I confermati della stagione precedente furono solo Alessandro Liistro e il bomber Giuseppe Carbonaro, che però andò via già a novembre, nella rivoluzione organica che avvenne anche in quell’autunno.
Insieme a lui andarono via anche Paolo Messina e Ignazio Panatteri, entrambi con un passato in azzurro, tesserati poche settimane prima.
I volti nuovi che rimasero fino a fine stagione furono Fabio Arena, Santo Carpinteri, Giuseppe Grasso, Vincenzo Montella, Antonio Orefice, Marco Palermo, Giovanni Petrullo, Davide Pettinato, Alfredo Santamaria, Virgilio Vitale e Giuseppe Zappalà.
L’onere di segnare i gol fu affidato a Fabio D’Agosta (ne segnò 8), bomber Gerlando Contino (ben 18) e a quello che fu il colpaccio dell’estate: Giuseppe Mascara (che ne segnò 15).
Anche in questa stagione l’avvio non fu dei migliori: subito una sconfitta in casa con lo Scordia, poi rivelatosi il vero avversario della stagione, poi un pareggio a Paternò e campionato subito in salita.
Il primo aggancio alla vetta arrivò alla settima, dopo la vittoria sul Giarre, ma durò una sola domenica, perché arrivarono un punto di penalizzazione e un pareggio. La società fece ricorso ma il Siracusa tornò in vetta solo il 2 novembre, di nuovo per una sola settimana e condividendo il primato con addirittura 5 avversarie.
La domenica dopo si ritirò il Misterbianco, ultimo in classifica, con conseguente annullamento dei punti conquistati dalle altre contro gli etnei: buon per il Siracusa che ci aveva pareggiato e perse solo un punto.
Nel mese di novembre ci furono degli aggiustamenti in rosa, tra i nuovi arrivi fu il solo Claudio Fichera a trovare spazio con continuità, ma la squadra iniziò ad ingranare ruotando attorno a D’Agosta e Mascara, trovando in Orefice, Pettinato, Santamaria e Palermo la solidità e in Contino i gol necessari a cambiare passo. I risultati non si fecero attendere.
Il terzo aggancio alla vetta avvenne dopo la vittoria interna con l’Igea Virtus, il 30 novembre, ma il primato fu condiviso con lo Scordia per 2 settimane, poi lo Scordia rallentò e il Siracusa vinse il ricorso riconquistando un punto che si rivelò decisivo a fine stagione. Il 13 dicembre finalmente gli azzurri iniziarono la fuga in testa.
Dopo 17 giornate il Siracusa aveva 3 punti di vantaggio sul Milazzo e ben 6 sullo Scordia, ma a questo punto gli aretusei rallentarono e i mamertini inchiodarono, lo Scordia invece riuscì a ridurre il distacco a 2 punti e il finale di campionato si annunciò pirotecnico.
A questo punto emerse un temibile avversario, l’Igea Virtus, che inanellava punti per cercare di rientrare nei play off, competizione che non si sarebbe disputata se la terza avesse accumulato un ritardo di almeno 10 punti dalla seconda.
Così, quando a 3 partite dal termine si trovò di fronte il Siracusa, sia giallorossi che azzurri dovevano vincere a tutti i costi. Il Siracusa giocò una partita nervosa e sfortunata, ma la gara che ne venne fuori fu il trionfo dell’agonismo. Al minuto 89, con gli azzurri che sembravano più in palla ed erano alla disperata ricerca del vantaggio, accadde l’imprevisto: Giovanni Biondo portò in vantaggio l’Igea Virtus.
La contemporanea vittoria dello Scordia fece perdere il primato agli azzurri a sole due partite dal termine, e si arrivò così all’ultima partita, con lo Scordia ospite proprio dell’Igea Virtus.
La lunga serie di vittorie consecutive dell’Igea si era fermata subito dopo quella col Siracusa, per loro l’accesso ai play off era ormai impossibile, ma decisero di onorare l’incontro fino all’ultimo istante.
Gli azzurri, vinsero l’ultima di campionato con la testa al risultato di Barcellona Pozzo di Gotto, dove lo Scordia stava vincendo 1-0. Al triplice fischio, gli azzurri rientrarono mestamente negli spogliatoi e i tifosi iniziarono ad abbandonare lo stadio.
Ma l’Igea Virtus non aveva proprio intenzione di cedere in casa all’ultima di campionato e si portò alla ricerca del pari con una determinazione che fu premiata all’ottavo minuto di recupero, quando Biondo, che aveva già punito gli azzurri, segnò la rete del pari, consegnando di fatto il campionato al Siracusa.
I ricordi di quegli attimi sono un po’ annebbiati dalle emozioni, calciatori che tornano in campo, tifosi che tornano allo stadio, persone che piangono di gioia al telefono, festa in mezzo al campo, calciatori portati in trionfo, delirio puro per un successo che per certi versi ricorda quello alla monetina con il Cantieri Navali nel 1971.
Una promozione ottenuta a campionato finito, almeno per noi, ma con pieno merito. La stagione successiva, in serie D, vedrà infatti il Siracusa ancora primo e promosso in serie C, lo Scordia penultimo e retrocesso nuovamente in Eccellenza.